Le perdite involontarie di urina generalmente vengono vissute come dei semplici malesseri, ma quando si prolungano, possono provocare un profondo disagio psicologico.
Purtroppo, ancora oggi la diffusa credenza, che tale problema sia associato solo all’invecchiamento, contribuisce a non fare chiarezza sulle vere cause che danno origine la patologia in questione.
L’incontinenza urinaria non ti uccide ma ti rovina la vita.
Una diagnosi accurata e imminente può ridurre drasticamente i disagi e in molti casi eliminare del tutto il problema.
Il 75% delle donne ha problemi d’incontinenza.
Sicuramente una serie di fattori sono legati all’anatomia femminile, ma sono diverse le cause che possono determinare l’insorgenza del disturbo: stitichezza, scarsa attività fisica, aumento del peso corporeo, infezioni ricorrenti delle vie urinarie, depressione, menopausa, parto naturale, ecc.)
Esistono inoltre altri fattori più legati alla predisposizione dell’individuo:
- ereditarietà, le figlie di madri incontinenti hanno un rischio 3 volte più grande di soffrire del disturbo;
- malattie neurologiche, ad es. l’85% delle donne malate di Parkinson ne soffre così come il 50-80% di quelle affette di sclerosi multipla;
- prolasso genitale (per esempio della vescica).
L’incontinenza comprende:
- incontinenza da sforzo si ha quando la perdita di urina sopraggiunge in presenza di uno sforzo fisico che aumenta la pressione addominale;
- incontinenza da urgenza si ha perdita di urina quando si presenta un desiderio improvviso ed impellente di urinare;
- incontinenza mista che si può manifestare sia per sforzo e sia per urgenza.
Queste forme sono le più comuni, tuttavia ne esistono di altre, anche se più rare.
Per quanto riguarda il sesso femminile la competenza medica del disturbo si spartisce tra la figura del ginecologo e quella dell’urologo.
Il trattamento dell’incontinenza urinaria dopo aver escluso le cause organiche punta alla terapia conservativa, terapia che si avvale di un processo di counseling e di riabilitazione, ed in alcuni casi anche ad una terapia farmacologica.
Ad esempio alcune buone norme da osservare per le pazienti che soffrono di incontinenza riguardano proprio la dieta e le abitudini sbagliate.
Molto importante è l’aspetto riabilitativo, che mira a rendere di nuovo la persona capace di controllare la ritenzione dell’urina. È un processo che deve essere personalizzato e consiste nel riallenare i muscoli del perineo, cioè la zona che si trova tra l’ano e la vagina, tramite alcuni esercizi che vengono già proposti in alcuni corsi preparto e consigliati anche nel periodo del post partum.
La fisiochinesiterapia, ad esempio si avvale di esercizi sia attivi che passivi che agiscono sulla muscolatura del pavimento pelvico: gli esercizi vanno eseguiti cercando di coordinare la postura ed il respiro.
La riabilitazione ha come obiettivo quello di tonificare i muscoli, di migliorare il riflesso della chiusura perineale in seguito a sforzo, di migliorare la sensibilità del perineo in generale.
In sintesi queste tecniche si basano:
- sul Biofeedback, un metodo in cui tramite il posizionamento di alcuni elettrodi la paziente è in grado di percepire a livello visivo e/o uditivo le contrazioni muscolari del pavimento pelvico. È una sorta di rieducazione all’attività muscolare tramite un processo di consapevolezza;
- sull’ Elettro-stimolazione e stimolazione magnetica, mentre la prima utilizza degli stimoli elettrici per fare contrarre la muscolatura del perineo, la seconda è una tecnica più innovativa ed utilizza dei campi magnetici in grado di intervenire in modo più mirato in quanto agiscono direttamente sulle polarità delle fasce muscolari e a livello cerebrale.
Tali tecniche mirano a:
- correggere le cattive abitudini come l’elevata frequenza delle minzioni;
- migliorare la capacità di controllo dell’urgenza;
- aumentare la capacità della vescica;
- restituire alla paziente la fiducia nelle proprie capacità di controllo e la serenità nel proprio quotidiano e nella propria vita sociale.