Prevenzione della cistite in gravidanza.

A questo proposito bisogna dire che nella prevenzione della cistite in gravidanza è determinante:

  1. BERE circa due litri di acqua per favorire la diuresi;
  2. REGOLARIZZARE L’ALVO; la stitichezza e di conseguenza la stasi fecale può favorire il passaggio di batteri intestinali in vescica con comparsa di cistite
  3. UTILIZZARE BIANCHERIA INTIMA IN COTONE CONFORTEVOLE, evitando quelle sintetiche e l’utilizzo di intimo troppo slim;
  4. EVITARE DETERGENTI INTIMI AGGRESSIVI.

Cistite in Gravidanza: consigli utili.

  • Ricordati di contattare il tuo ginecologo quando cominciano i primi sintomi in gravidanza, per poter eseguire esame delle urine, urinocoltura ed antibiogramma;
  • Non fare mai di testa tua, iniziando una terapia antibiotica che potrebbe non andare bene in gravidanza. Nell’attesa dei risultati il medico consiglierà un antibiotico specifico che potrà essere confermato o no dal risultato dell’antibiogramma. Potrà essere prescritto dal vostro medico anche il paracetamolo se il fastidio è eccessivo o si ha febbre.

I sintomi della cistite generalmente spariscono nel giro di pochi giorni dall’inizio della terapia. Ricordate di completare sempre la terapia anche quando i sintomi non ci sono più e l’infiammazione sembra superata. Se però i sintomi sussistono o si aggravano consultate di nuovo il vostro ginecologo di fiducia.

Cistite in gravidanza: dieta alimentare.

Si sa che la gravida spesso e volentieri si concede troppi “spuntini”. Bisognerebbe, innanzitutto eliminare “cibi spazzatura”, quelli poco salutari e prodotti industriali, cibi da fast-food, fritture, cibi precotti, alimenti sott’olio, sott’aceto, carne grassa (costine, coppa, pancetta, carne e pesce in scatola, sughi pronti, DOLCIUMI, CARAMELLE, CIOCCOLATO. Sostituire tutti i cibi raffinati con l’equivalente non lavorato; utilizzare al posto di una porzione di pasta al ragù, un brodo vegetale con riso.

MANGIARE:

  • frutta (ma non eccedere perché contiene fruttosio, anch’esso uno zucchero);
  • verdura di tutti i tipi almeno 2-3 volte al dì, cotta o cruda.
  • uova.

ELIMINARE:

  • zucchero, dolcificanti e sale aggiunti;
  • alcool (ma questo mi auspico che le gravide lo facciano spontaneamente);
  • bevande gassate e the; come bevande prediligere le tisane.

Cistite in gravidanza

La cistite è un’infiammazione della parete vescicale ed è un disturbo frequente in gravidanza, a dire il vero il secondo dopo l’anemia. L’uretra femminile anatomicamente più vicina alla vagina e all’ano è più corta di quella maschile; capite bene che durante la gravidanza, si aggiungono vari fattori predisponenti.

La cistite che è come abbiamo già detto un’infiammazione, in gravidanza, a causa dell’aumento del progesterone, assistiamo a delle modificazioni:

  • rilassamento della muscolatura liscia della vescica;
  • diminuzione del tono dell’uretere e dell’uretra e conseguente rallentamento del flusso urinario.

In gravidanza non bisogna dimenticare la compressione meccanica esercitata dall’utero che via via aumenta di volume e determina una compressione sull’uretere, soprattutto negli ultimi mesi di gestazione e tutto ciò va ad ostacolare il completo svuotamento della vescica.

Nel caso di diabete gestazionale, abbiamo un aumento dei germi determinato dall’aumento di glucosio nelle urine.

Sia i fattori anatomici che quelli ormonali facilitano l’attecchimento e aumento dei germi vaginali e intestinali, quali Escherichia Coli.

SINTOMI DELLA CISTITE IN GRAVIDANZA

I sintomi in gravidanza sono dati essenzialmente nelle difficoltà nell’emissione di urine; la gravida riferisce di avere molto dolore e bruciore, urina goccia a goccia e ha la sensazione di non svuotare del tutto la vescica; talvolta ha anche perdite di sangue nelle urine.

Ricordiamoci che in gravidanza possiamo anche avere una batteriuria asintomatica, cioè un’infezione urinaria priva di sintomi.

In gravidanza la cistite e la batteriuria sintomatiche o asintomatiche devono essere sempre trattate perché dai vari studi affermati si è visto che possono determinare un lieve aumento delle pielonefriti (infezioni renali) che come conseguenza è associato ad un modesto incremento delle nascite premature e a una riduzione di peso e dello sviluppo in generale del nascituro. In conclusione, nonostante il rischio sia basso è importante trattare in maniera adeguata eventuali cistiti durante la gravidanza.

COME GESTIRE LA CISTITE IN GRAVIDANZA

Nella stragrande maggioranza, le cistiti in gravidanza rispondono bene a brevi cicli di terapia antibiotica, che non danno effetti collaterali né alla madre né soprattutto al feto.

Non bisogna dimenticare il rischio di complicanze, tra queste le recidive; si consiglia così di ripetere un’urinocoltura almeno una volta al mese fino al termine della gravidanza. L’urinocoltura viene generalmente eseguita intorno alla sedicesima settimana di gestazione. Se l’urinocoltura risulta negativa non è necessario ripetere l’esame, a meno che non sussista una storia in precedenza d’infezione delle vie urinarie o che insorgano successivamente sintomi tipici della cistite.

Candida Albicans: come riconoscere il nemico.

Vediamo oggi quali sono i sintomi da infezione da candida nei vari distretti:

1.CANDIDOSI ORALE: colpisce l’orofaringe e l’esofago; già nel 400 Ippocrate (padre della medicina), la descrive come “bocche affette da afte ulcerose”.

2.CANDIDOSI VULVOVAGINALE: colpisce vescica e mucose vaginali e addirittura il 15% delle donne, almeno una volta nella vita hanno sofferto di candidosi. Di queste circa la metà presenta delle recidive e il 5% di loro presenta una candidosi ricorrente (4 episodi in 12 mesi).

Come si manifesta nella donna?

  • perdite bianche inodore di consistenza simil ricotta;
  • forte prurito;
  • bruciore durante la minzione;
  • dolore durante i rapporti;
  • gonfiore e dolenza al tatto dei genitali.

Come si manifesta nell’uomo?

  • lieve arrossamento a livello del glande o addirittura di tutto il pene fino all’inguine;
  • presenza di piccole placche sul pene.

3.CANDIDOSI SISTEMICA (disseminata): infezione diffusa in tutto il corpo, associata ad un alto tasso di mortalità. Molti sono gli organi che possono essere coinvolti da un’infezione da candida (bronchi, cervello, stomaco, ecc…). I sintomi provocati da questa infezione sistemica sono molto diversi fra loro e raramente si è in grado di ricondurli all’azione aggressiva della candida.

A questo punto, capite bene, che l’infezione da candida non è una “passeggiata” e che bisogna lavorare sulla PREVENZIONE.

La candida si nutre di zuccheri, prolifera in un ambiente acido, ragion per cui diviene essenziale limitare gli alimenti acidi: latte, formaggi, pane, pasta, zuccheri raffinati e dolci. Le verdure non devono mai mancare durante i vostri pasti. La frutta non è un problema in fase di prevenzione, ma lo diventa in caso di candidosi accertata, perché contiene fruttosio che è uno zucchero.

Questi sono solo dei consigli che nella pratica quotidiana possono aiutarci a fare prevenzione e nei casi d’infezione manifesta, ci aiutano a limitare i danni e a debellare nel minor tempo possibile questo nemico tanto conosciuto ed insidioso.

Candida Albicans: un nemico al femminile…

La Candida Albicans è un fungo saprofita che appartiene alla famiglia dei saccaromiceti. Abbiamo vari tipi di candida: C. Albicans (72-91% dei casi), Candida Glabrata, Candida Tropicalis e Candida Parapsilosis. E’ fondamentale precisare che questo fungo in natura si trova nel cavo orale, nel tratto vaginale e in quello gastrointestinale; in alcuni casi si può trasformare in un fungo nocivo e causare infezioni.

Normalmente un essere umano che ha un sistema immunitario con una funzionalità corretta non dovrebbe avere durante la sua vita episodi di candidosi. Soggetti che fanno abitualmente uso di antibiotici o di farmaci che abbassano il livello delle loro difese immunitarie, facilmente vanno incontro a infezioni di candida.

Se l’infezione si manifesta a carico del cavo orale, si parla di mughetto orofaringeo; in questo caso i soggetti più a rischio sono i bambini e gli anziani.

Quando l’infezione si manifesta a livello dell’apparato genitale maschile (più raramente) e femminile si parla di candida vaginale. Sottolineo che le donne più soggette a candidosi vaginale sono quelle che assumono farmaci o che hanno un’alimentazione scorretta (ricca di zuccheri, cereali, dolci e legumi).

La candidosi si può manifestare anche in tutto il corpo e in questo caso si parla di candidosi invasiva; questo accade quando i funghi circolano liberamente attraverso il circuito sanguigno e possono colpire il cervello, il cuore, gli occhi, l’apparato scheletrico.

Si è infatti scoperto che la Candida Albicans può innescare una risposta infiammatoria a livello del nostro cervello. Quest’infiammazione determina delle formazioni granulomatose e deficit di memoria. Un aspetto da attenzionare è che placche osservate a livello del cervello di topi con candida sono assai simili alle placche che si riscontrano nel cervello dei malati di Alzheimer.

Quali sono le cause della candidosi? Perché un fungo innocuo si trasforma in un fungo nocivo alla nostra salute?!

  • L’uso assiduo di antibiotici o farmaci corticosteroidi che indeboliscono le difese immunitarie;
  • assunzione di contraccettivi orali che aumentano i livelli di estrogeni, favorendo la comparsa dell’infezione;
  • iperglicemia, la presenza di zuccheri.
  • calo delle difese immunitarie dovuto a gravi malattie, forte stress fisico e psichico, chemioterapia, trapianto;
  • anemie, alcolismo.

Si è infatti scoperto che la Candida Albicans può innescare una risposta infiammatoria a livello del nostro cervello; quest’infiammazione determina delle formazioni granulomatose e deficit di memoria. un aspetto da attehnzionare è che placche osservate a livello del cervello di topi con candida sono simili alle placche che si riscontrano nel cervello di malati di Alzheimer.

Il Parto al tempo del Covid-19

La gravidanza comporta tendenzialmente una riduzione delle difese immunitarie (per una maggiore protezione nei confronti del feto); da ciò ne consegue una maggiore suscettibilità alle infezioni. E’ risaputo che infezioni da cytomagalovirus, toxoplasmosi, rosolia, epatite B talvolta possono avere esiti fatali per il feto.

Al momento l’infezione sars cov 2 non sembra che sulle donne in gravidanza abbia conseguenze più gravi di quelle osservate nella maggior parte delle donne adulte sane, anzi la possibile sua gravità sembra addirittura inferiore alle complicanze materne causate dalla comune influenza. Dai dati raccolti finora si è evinto che le donne affette da covid-19 tendono ad avere una sintomatologia lieve (raffreddore, febbre e tosse) e superano l’infezione esattamente come accade per la maggioranza degli adulti in salute. Il rischio di polmonite de insufficienza respiratoria è uguale a quello che corre un adulto sano.

Per le gestanti, non vanno tuttavia trascurati i fattori di rischio come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, e la presenza di altre malattie croniche pregresse. Per questa donna la prevenzione assume una valenza fondamentale. Il fatto che la gravidanza di per sé non è un fattore di rischio non vuol dire che le donne in gravidanza non debbono prestare la dovuta attenzione: igiene frequente e accurata delle mani, il rispetto della distanza di sicurezza, evitare il contatto con soggetti positivi e sospetti.

Non esistono evidenze della trasmissione di covid-19 dalla madre al feto per via verticale , né per via transplacentare in corso di gravidanza, né attraverso il cosiddetto canale da parto, durante l’espletamento del parto. Secondo l’OMS non esistono particolari ragioni per cui è raccomandato il parto cesareo in caso di gestanti positive al covid-19; resta esclusa però la possibilità del parto in acqua per le gestanti covid-19 per una possibile trasmissione del coronavirus per via oro-fecale.

In caso di positività al covid-19 possono effettuare lo “Skin-to Skin” e dedicarsi all’allattamento; chiaramente dovranno farlo in sicurezza, lavandosi le mani prima di prendere in braccio il bambino, indossando una mascherina per proteggere naso e bocca.

Nonostante le evidenze attuali suggeriscono che la gravidanza non aumenti il rischio di complicanze correlate al covid-19, le donne in gravidanza rappresentano comunque una categoria di pazienti più vulnerabili di altre e che devono prestare ancora più attenzione alle norme di prevenzione, avendo cura per esempio di ridurre al minimo i contatti sociali.